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Buona sera – Brescia review

Read the review from Rod’s second italian show in Brescia, published in the “Giornale di Brescia” (in italian).

In piazza Paolo VI, davanti a 2.200 spettatori con impermeabili ed ombrelli, il concerto che ha chiuso il Brescia Summer Festival – Rod Stewart, cantando sotto la pioggia

Doccia con lo scozzese… Piove, sull’ultimo concerto del Summer Festival. Piove, sui 2.200 irriducibili in piazza Paolo VI. Non piove, invece, su Rod Stewart. Che ha il palco coperto. Che esce, scherzosamente, con l’ombrello. Che risparmia, perlomeno, il sarcasmo. PerchĂ© dovrebbe iniziare con «Handbags And Gladrags», dall’album del 1969 «An Old Raincoat Won’t Ever Let You Down»: ma sui vecchi impermeabili non Ăš il caso, ieri sera, di fare dell’ironia. Parte, invece, con «Some Guys Have All The Luck». Attorno ha coriste di pelle nera con gonna di pelle rossa. Lui si muove da consumato istrione e infila una citazione da «Every Breath You Take» dei Police. Ma la voce, all’inizio, sembra dar ragione a quanti non hanno rispetto dell’etĂ  e l’hanno… canzonato («Da Ya Think I’m… Sixty?»). Esce in soccorso, per «Tonight I’m Yours», un corpulento vocalist di colore, Dee Harvey. «Rhythm Of My Heart» appaga anche la vista, con immagini del video mescolate a quelle dal vivo offerte, su maxischermo, dalla regia di palco. Poi, la scintilla (nonostante l’acqua). «Hot Legs» Ăš calore rhythm’n’blues che scioglie le corde vocali di Rod. E la cosa comincia a farsi davvero divertente. È tempo di recuperare «Handbags…» e, per «The First Cut Is The Deepest», di dispiegare tutta la band. Dodici persone, piĂč di una squadra di calcio. Con le donne… in bella evidenza: le giĂ  citate Natasha Pearce e Ester Nicholson; Katja Rieckermann al sax; J’Anna Jacoby al violino e al mandolino; una sezione d’archi a quattro, con strumentiste abbigliate come studentesse del college. In una serata da greatest hits, ecco «Maggie May»: nel 1971 fu numero uno sia in Inghilterra sia negli States… La gente comincia ad accalcarsi sotto la pedana. PuĂČ permettersi «Da Ya Think I’m Sexy», Rod, virando la disco in un funky-soul ad alto contenuto di globuli rossi e coinvolgendo il pubblico nel «cantando sotto la pioggia». Prende fiato, lasciando a Dee il microfono per «Let’s Stay Together». Fa nuovamente sua «Downtown Train» di Tom Waits (e l’assolo di sax dimostra che la sua musicista non Ăš solo una bionda, finta, da esibire). «You’re In My Heart» potrebbe essere l’angolo del romanticone, con Ester a massaggiargli il collo. Invece, ecco immagini calcistiche dei suoi Celtic Glasgow… L’attacco per chitarra acustica di «I Don’t Want To Talk About It» sfida le leggi dell’umiditĂ . «Proud Mary» Ăš un’altra pausa, con la Nicholson nei panni di Tina Turner. «Baby Jane» della (e nella) pioggia Ăš la danza… La spia della benzina comincia a lampeggiare, ma lo scozzese si Ăš giĂ  dimostrato generoso. E tutto – «Young Turks», la «It Takes Two» in cui Ăš Natasha a farsi Tina, la «Having A Party» irresistibilmente honky tonk – finisce in festa, prima dei saluti con «Sailing». Tutti zuppi. Ma nessuno puĂČ dire che una zuppa sia stata.

by Maurizio Matteotti

Rod: «Baggio Ú un vecchietto ma Ú grande»
IN AUTO DALL’AEROPORTO DI MONTICHIARI CHIACCHIERANDO CON LA ROCKSTAR

Rod Stewart arriva con un jet privato all’aeroporto di Montichiari e mi ritrovo sulla limousine che lo porta a Brescia: Rod, la compagna, una delle figlie, e… io. Il cantante si rivela cordiale, anche perchĂ© non sfodero microfono o taccuino e comincio con cautela parlando del tempo, tema amatissimo dai britannici. «Ma l’Italia non Ăš il paese del sole?» chiede osservando il cielo plumbeo, con la sua voce inconfondibilmente roca. Spiegare che Ăš capitato nella peggior settimana estiva possibile, poco lo rincuora. La figlia domanda se da queste parti mangiamo i conigli. È arduo spiegare ad una ragazza, figlia di rockstar, cresciuta a Los Angeles, che da noi una domenica d’autunno o inverno passata senza gustare coniglio e polenta Ăš sacrilegio. Ci provo, ma non ottengo commenti soddisfacenti. Conoscendo l’amore di Stewart per il calcio, estraggo dalla borsa una maglia dell’amato Brescia, regalataci appositamente dal rocker Antonio Filippini. E Rod apprezza e dimostra di conoscere il nostro calcio. «Baggio Ăš ancora da voi? É un autentico fuoriclasse. Quanto guadagna in un anno? Quasi tre milioni di dollari a stagione? Non male per un vecchietto come lui. Magnifica questa maglia, mio figlio Liam impazzirĂ , anche se tifa Milan. E com’ù la situazione della Serie A? È vero che stanno fallendo un sacco di squadre?». Liam apprezza davvero: infatti indosserĂ  immediatamente la maglia con la V bianca, salendo sul palco. Noi dal retro non lo vedremo, ma siamo certi che qualche tifoso avrĂ  apprezzato. Rod inizia a vocalizzare per scaldare le corde vocali provate dalla malattia che ne ha messo a rischio l’efficienza qualche mese fa. Chiediamo se conosce qualche canzone in italiano e lui parte con un «Buonsera,signorina buonasera…». «Ma non si dice senorita?» dice la sua compagna. «Signorina – ribatte lui -: Ăš una vecchia canzone di Louis prima degli Anni 40 o giĂč di lĂŹ. Senorita Ăš spagnolo. Mai confondere italiani con spagnoli». Per arrivare in auto in piazza Paolo VI, passiamo da via Musei e Rod chiede di rallentare per poter ammirare il Capitolium, poi ammira il Broletto. «È incredibile da voi in Italia. Ma io posso capire, essendo britannico: sembra Bath. Sono loro (rivolto a compagna e figlia) che vengono da Los Angeles e non sono abituate a vedere edifici piĂč vecchi di 20 anni».

by Pippo Piarulli

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